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venerdì 15 ottobre 2010

UN PO' DE CUCINA DELL'ANTICA ROMA



La tavola è lo specchio della civiltà e della cultura sia per quanto riguarda la coltivazione del suolo, sia per la trasformazione dei frutti della terra. Cosa mangiavano i Romani? Le fonti di allora (Apicio, Giovenale, Petronio, Columella) ci raccontano i dettagli degli ingredienti e della loro preparazione, compreso il galateo e i riti. Eccovi alcuni dettagli, ricette e metodologie usati in cucina:
Gli ingredienti
Occorre pensare a una dieta mediterranea priva di alcuni ingredienti arrivati in Europa solo dopo la scoperta dell'America: pomodori, peperoni, patate, riso, granoturco e alcuni tipi di agrumi erano infatti inesistenti allora. Persino la pasta non esisteva, dato che il grano serviva come legante (amido) e non per fare gli spaghetti o le tagliatelle. Ma carne, pesce, legumi, uova, cereali, formaggi non impedirono a Lucullo, per esempio, di far allestire banchetti di grande qualità e quantità.
Tre pasti giornalieri
Alzatosi dal letto all'alba, l'antico Romano faceva colazione ("ientaculum") con gli avanzi della sera (formaggio, olive, pane, miele), latte fresco e focaccette. Il pasto era sostanzioso.
Intorno a mezzogiorno si faceva un pranzetto ("prandium") veloce, dato che si era al lavoro in città. Spesso si mangiava qualcosa dai venditori ambulanti e, con l'uso delle terme, dopo il bagno. Cibi caldi d'inverno, freschi d'estate.
La cena ("cena") era legata al tramonto del sole e si faceva in presenza di tutta la famiglia un pasto abbondante. Nei tempi antichissimi si mangiava una zuppa di legumi, latte, formaggi, frutta fresca e secca, lardo. In tempi più evoluti, il pane fece il suo debutto e la carne presenziava anche sulle tavole dei più poveri. Quando a cena c'erano ospiti, il pasto era un "convivium", con antipasti ("gustum"), piatti forti ("caput cenae") e dessert ("mensa secunda"). Non mancava il tartufo, il fois gras (ideato da Plinio), le polpette di aragosta, le ostriche. La carne bovina era scarsissima per via dell'utilizzo delle bestie nel lavoro contadino. In compenso, tutta la selvaggina, le rane e le lumache erano cibi sopraffini, come oggi. Sempre presenti, le salse erano l'aggiunta a tutto: pepe, chiodi di garofano, zafferano, senape, semi di finocchio e di anici, bacche di ginepro e alloro, pesce, olio, aceto e vino.
Nei pranzi di notabili i cuochi erano diretti da uno chef ("archimagirus") e gli ospiti arrivavano in tenuta di gala ("vestis cenatoria"), dopo il bagno alle Terme.
La cucina
Era un ambiente piccolo, spesso senza finestra, con un forno per il pane e le focacce, un acquaio e una sorta di fornelli in pietra a legna o carbonella. I cibi venivano cotti in pentole di argilla o bronzo.
La tavola
La sala da pranzo era chiamata "triclinio", il locale più bello della casa, decorato e arredato anche sfarzosamente (marmi, mosaici, affreschi, fontane, vasche con pesci, tavoli con intarsi d'argento e fiori). Nel triclinio si entrava col piede destro e ci si accomodava al proprio posto, un lettino per 3 persone dove mangiare distesi (il popolo mangiava seduto però) come i Greci. Il cibo poteva essere preso da un piatto di portata o servito da uno schiavo in un piatto personale che si teneva con la mano sinistra, appoggiata; con la destra si portava il cibo alla bocca in piccole quantità, attenti a non sporcarsi.
A fine cena, ci si puliva i denti con lo stuzzicadenti ("pinna"), che poteva essere d'argento.
La conservazione dei cibi
Dato il clima mite e, nei mesi estivi, caldo di Roma, il problema della conservazione dei cibi era quotidiano. Le soluzioni erano diverse:
- affumicare, di solito usato per i formaggi;
- deidratare, diffuso su molte cibarie, specie carni;
- spalmare miele, per la frutta fresca;
- metter sotto sale, dopo che Tiberio costruì le "salinae".
Alcune ricette antiche :
Salsa Garum di Gargilio Marziale - III secolo (fattibile oggi): 2 cucchiai di pasta d'acciughe stemperate in succo d'uva ristretto (bollito fino a ridurlo a 1/10). Mescolate con un pizzico di origano.
Salsa per scaloppine di Apicio - 281 d.C. (per 4 persone): lasciare a riposo una notte 200 g di pinoli e 200 g di noci sgusciate nel Garum; schiacciarli poi ammorbidendoli con altro garum. Aggiungere sale, pepe, timo, olio e aceto quanto serve.
Sufflé di asparagi di Apicio - 132 d.C. (per 4 persone): spezzettare 2 kg di asparagi e passarli; mescolare a parte pepe, garum, un bicchier di vino e 3 cucchiai d'olio e farli soffriggere. Aggiungere 6 uova e la crema di asparagi. Spalmare una casseruola con il composto e disporre 4 petti di pollo cosparsi di pepe abbondante. Far cuocere quanto serve.
Polpette di carne di Apicio - 48 d.C. (per 4 persone): amalgamare 5 etti di carne tritata di maiale (o di manzo) con 1 etto e mezzo di mollica di pane ammorbidito nel vino. Unire con pepe, un cucchiao di garum e 500 g di pinoli. Fare tante polpette e cuocerle in un bicchiere di vino.

6 commenti:

  1. Noo, non riesco ad immaginare una cucina senza pasta e pomodoro!!
    Però è curioso leggere quanto c'è di "moderno" nella tua descrizione, ad esempio il fatto che il pranzo fosse veloce e spesso preso nei chioschi, perchè si lavorava in città, lontano da casa, e la cena invece fosse il momento di ritrovo della famiglia. Proprio come accade oggi!

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  2. E si Ivy corsi e ricorsi storici...
    ciao

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  3. Difficilissimo immaginare una cucina senza pasta... eppure le ricettine che citi sono sfiziose!

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  4. così come non conosciamo la tecnologia degli antichi (che c'era ed era molto avanzata), mica sappiamo tutto quello che se magnavano: per me la pasta all'amatriciana e alla carbonara se la facevano pure loro. magari, ai primordi colla farina di farro.

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